La Verità scritta nel Sangue, -AC-

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envy92
view post Posted on 4/3/2011, 10:19 by: envy92




L’ennesimo ago mi trapana le vene e l’involucro in nailon si macchia di un po’ del mio sangue; stringo il pugno della mano destra ed il pizzicore si affievolisce fino a sparire. Getto uno sguardo spavaldo e divertito verso la bambolona bionda, come si chiama?? Lucy!?, mentre rimane sempre silenziosa al mio fianco scrivendo, rigida sulla schiena, su una cartellina che tiene stretta al petto.
Il vecchio dottore mi si avvicina squadrandomi, richiamando la mia attenzione persa per un attimo, con un colpo irritato di tosse.
-Non perdiamoci per ogni cosa signor Basker.. piuttosto procediamo col test del DNA. – esclamò allontanando lo sguardo da me e porgendolo all’individuo in camice bianco, che come un idiota, aveva annuito e si stava allontanando.
-Ehm.. Baker.. e poi cosa dovete farmi ancora, comincio a sentirmi debole. – voltai uno sguardo dolce verso la donna.
-Perché non mi porti una sigaretta e... magari mi dici anche se sei libera stasera? – lei rise, ma una voce acida ed estranea alla bella dottoressa mi appannò le orecchie.
-Credo non sarà possibile: se fuma comprometterà alcuni dei risultati degli esami, la signorina Stillman sta lavorando e siamo in un luogo sterile. Ora si alzi e segua il medico, penserà lui a indicarle dove sedersi. – Sbuffai alzando le mani in segno di resa.
-Eh va bene.. va bene.. non c’era bisogno di scaldarsi. – allungai le gambe per stiracchiarmi.
-Se avessi saputo che sarebbe stato geloso, l’avrei chiesto prima a lei. – sussurrai, avviandomi a percorrere quel tratto di stanza dalle mura d’acciaio. Il freddo del materiale pareva giungere fino a me, rabbrividii .. era fastidioso.
La puzza dell’alcool, m’investì in pieno costringendomi a strizzare gli occhi.
-Perché mi studiate come un roditore da laboratorio??!! – chiesi alla donna, quando mi fecero spalancare la bocca e mi ci ficcarono dentro un cotton fioc, per prelevare saliva.
-Diciamo che … bisogna impostare i giusti macchinari, ai giusti soggetti. – smossi la bocca in smorfie strane quando finirono, storcendo il naso. Mi indicarono di sedermi.
-Macchinari? – La donna annuì chinandosi e studiando i miei arti con le mani, finii per catturare i lineamenti perfetti del viso. Ricominciò ad annotare veloce, ma probabilmente evitò di rispondermi; immaginava forse che discorsi scientifici avrebbero finito per rompermi le palle?! .... intuitiva oltre che bella.
-Non ho ben capito, quale sarà il mio ruolo qui? – domandai, mentre un uomo mi spalancava gli occhi, controllandoli con una dannata lucina. Stavo per prenderlo a pugni; ha avuto culo che ero accecato e subito si è allontanato da me tornando ai suoi puzzolenti marchingegni nuovamente.
-Credevo le avessero ceduto una somma che non avrebbe suscitato domande... – disse tenendo a bada i miei arti, che aspettavano impazienti il medico; il suo viso era viso serio, credevo invece scherzasse.
-Infatti.. – ci pensai su: che diavolo me ne fregava...?! Professionalmente mi accontentavo dei bigliettoni mensili. Immerso nei miei pensieri, mi accorsi solo alla fine della giovane che cercava di richiamare la mia attenzione.
-Le è stato impostato il soprannome di : Soggetto 16. – m’avvisò squadrando il mio sguardo, che rimase menefreghista. Alzai le spalle annuendo annoiato.
-Mi segua..! – la udii, un espressione rassegnata e stralunata. Mi alzai carezzandomi il capo, prima di seguire la figura sculettante e rigida. La vidi impostarsi di fianco ad una porta in acciaio attendendo la mia figura di fianco la sua. Accostai poco distante, guardai prima la porta, poi posai lo sguardo su di lei. Silenziosa si accinse ad azionare un pannello che lasciò spalancare l’entrata della stanza in un monotono gesto, incitandomi con lo sguardo ad entrarvi.
-Questo sarà il suo alloggio, Signor Baker. – Alzai un sopracciglio, ma rimasi in silenzio. Feci un passo nella stanza osservando intorno. Ronzii interminabili di telecamere sorgevano agli angoli del soffitto, un semplice letto e un armadio che occupava la parete alla mia sinistra. Di fronte la mia visuale risiedeva un’altra porta, semi aperta, potei scorgere appena dei mobili nel bagno. Ridacchiai sarcastico, voltandomi di nuovo a contemplarla.
-Stai scherzando... – dissi, un sorrisino nervoso mi colorava le labbra. Ma la ragazza mi squadrò seria; atono sbuffai.
-No... non stai scherzando. – sussurrai. Dunque m’inoltrai ancora, esplorando il contesto e studiando la situazione.
-Fatemi capire bene... – feci una pausa, vagando con lo sguardo. Sfiorai le lenzuola del letto con un gesto lento, come per riflettere.
-Resterò in questa stanza, ogni giorno sottoposto ad esami e controlli.. – entrai al bagno e guardai gli angoli del soffitto.
-Spiato anche se sono in procinto di liberare il corpo... – mi voltai di nuovo a guardarla.
-..Senza fumare, bere o mangiare il fritto della città, con quel vecchio che mi grida nelle orecchie e quei medici incapaci che mi guardano in modo davvero inquietante e curioso??? – Attimi di silenzio, spalancai gli occhi respirando regolarmente allargando le braccia. Un mezzo sorrisino impercettibile, mi mostrò la ragazza, che calò e rialzò il capo divertita.
-Sei arrivato al punto della situazione... – risi anch’io. Ma che cazzo avevo da ridere??
-Sì, mi sembra sensato. – ridemmo ancora, però poi lei mi rivolse di nuovo il suo solito sguardo composto.
-Credo quindi sia ora di lasciala. Si abitui all’ambiente e... – era ritornata a parlarmi in modo formale. Che donna complicata.
-..e..? – la incitai, la giovane si perse un attimo.
-I suoi esami sono finiti, e... l’Animus è impostato con i giusti risultati. – rimasi interdetto, non indagai però, o le chiesi oltre.
-Va bene... – alzai le spalle. Turbata, mi trasmetteva una certa ansia. Annuì evitando il mio sguardo, la giovane attraversò porta automatica che si richiuse a suo passaggio, accendendo una cupa luce rossa proprio sopra.
-Sì.. – sussurrai annoiato, smuovendo le labbra in modo buffo e ciondolandomi sulle punte dei piedi, pur d’improvvisare qualche cosa. Mi guardi intorno ancora una volta, avvolto in un silenzio innaturale.
-Beh, fa schifo tanto quasi la mia nuova casa... – La mia voce era un sollievo, attutiva per un istante il fastidioso ronzio delle telecamere esposte, che sfidavano la mia pazienza spavalde. Mostrai un enorme sorriso e salutai all’obbiettivo, prima di lasciarmi crollare sul letto.
-Chissà perché.. mi sembra di star facendo la cazzata più grossa della mia vita.. – risi. Il mio nuovo lavoro, quella specie di prigionia, era tutto così ovvio... oppure no?!

7 Gennaio 2012
Che rottura di palle. Giornata davvero di merda: mi hanno risucchiato fino alle ossa e osservato e studiato come un topo fino a sera. E mi ci hanno anche ficcato in una gabbia per roditori. E vabbè.. lavoro. Per cosa poi? Zittiscono ancora tutti su questo fottuto progetto Animus, già sento sarà una cazzata scientifica ed inutile, magari stanno creando un telecomando che fa toast?!
La bella Lucy, poi, mi sembra anche più spostata di quel dottore, e queste telecamere rumorose hanno anche già finito per uccidermi l’umore già a terra. Qui tutte persone così distinte e intelligenti... mi sento del tutto fuori luogo. Saranno stati attratti dal mio fascino?! ... Ok, sparata cazzata... ma che ci posso fare?! Non bevo un goccetto da 9 ore. Quando mi faranno uscire, per la pausa magari, devo correre a scolarmi un paio di bicchierini. Cosa c’è di meglio ch...

-Ma che cazz...?? – Grido quasi, quando anche la lucina debole della stanza si spegne, lasciandomi al buio più cupo. Sbuffo, prendendo il mio taccuino e lasciandolo da qualche parte indefinita del letto.. che non vedo.
-Ma vaff... anche il coprifuoco?? – Mi blocco, evitando d’imprecare come un turco. Schiaffo una mano alla fronte e mi lascio cadere all’indietro..
-Ahi! – grido massaggiandomi la testa, dopo averla sbattuta contro il muro. Dove cavolo era il cuscino?? Trovato me lo ficcai dietro in gesti annoiati, scaricando con leggeri pugni. Chiusi gli occhi sospirando tranquillo, non molto mutò, cercando di lasciarmi andare al pacifico sonno. Attesi che il sonno mi afferrasse, trascinandomi con sé facendomi rilassare.
Sonno?... Sonno???? …
-Ma che giornata... sento che non potrà capitarmi più niente. Almeno, questo è un sollievo e... – spalanco gli occhi, ma non scorto niente comunque.
-Oh no... – esclamo, quando il mio stomaco tende a rumoreggiare affamato.
-...Ehilà... – piagnucolo.
-...c’è nessunoo??!! –
 
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